White

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Chiesa San Gregorio Cherasco (CN)

Mostra personale 2014

A cura di Fabio Carnaghi

Il bianco cartaceo, primario ed essenziale è elemento che conferma la sua natura inscindibile di supporto e medium espressivo nell’opera di Eva Reguzzoni. una sorta di tabula rasa assume tutte le valenze cognitive dell’impressione sull’intelletto. Sembra che questa pratica quasi ancestrale faccia parte di un’antropologia pressoché misterica e in questo ambito svolga il ruolo di metafora filosofica, misurata con la saggezza esperenziale, alla stregua di un mito platonico. Eva Reguzzoni sviluppa la sua ricerca artistica tendendo a sfuggire la policromia, sperimentando la neutralità di un apparente non colore o il contrasto manicheo del bicromatismo, immergendosi in un clima orfico, intento alla ricerca interiore. Il bianco è cosi il vuoto subliminale, l’attesa propedeutica all’elaborazione artistica, che nell’operare di Reguzzoni diventa esso stesso rappresentazione, nella concretizzazione di un paesaggio metafisico che prende forma. L’atto di imprimere, cucire, ricamare e lasciare il segno di una grafia, che si stratifica e sedimenta, è una dinamica interiore che trova spazio e si aggrappa sulla fragile ed eterea superficie di un velo di carta, luogo di resistenza e di tenace sopravvivenza. Il bianco è il grado zero della persistenza e della fossilizzazione da cui emerge la  valenza performativa dell’elaborazione creativa di Eva Reguzzoni che dall’interiore sonda l’ulteriore, ricorrendo ad uno spontaneismo naturale, attentamente studiato nelle sue contingenze organiche. Il bianco è la materia prima su cui si innesta il segno e la trama di un’evoluzione verso la trasfigurazione. Dalle visceralità ctonie, dai fitomorfirsmi  rigogliosi, dalle fisiologie anatomiche, il percorso nell’interiorità si spinge oltre la conoscenza. Grandi arazzi descrivono traiettorie ascensionali in continuo movimento, divenendo ricettacolo a sinopia di ogni fenomeno intenzionale o occasionale, raccogliendo traccia di pulviscolo e di ogni sovrastruttura. In questi termini, il supporto bianco annota con inesorabilità la protezione di un viaggio nei territori dell’ombra e della luce. Ne deriva un itinerario in folio che  svolge una mappa geopsichica: il nero dell’oscurità e il rosso della contaminazione carnale individuano un’inevitabile polisemia simbolica del colore. L’elemento cromatico sottolinea e coadiuva il nero che continua ad essere essenziale insieme all’oro, sostanza della luce. Un oro metallico, bizantino e insieme barbarico, allude alla purezza preziosa di un’età mitica, aspirazione al ritorno ad uno stato sublime di pienezza e di pace interiore.

Installazione di Arazzi, fogli di carta velina cuciti, inchiostro nero, garza e fili ricamati, 2014.

Cm 400×300 – 300×100 – 200×100

Veduta dell’installazione White nella navata centrale della Chiesa di S. Gregorio

Il grande Arazzo disteso nella zona dell’altare, cm 400×300

Arazzo n.1 cm 300×100

Arazzo n.2 cm 300×100

Arazzo n.3 cm 300×100

Arazzo n.4 cm 300×100

Arazzo n.5 cm 300×100

Arazzo n.6 cm 300×100

Arazzo n.7 cm 200×100

Arazzo n.8 cm 200×100

Arazzo n.9 cm 200×100